Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha esposto alla Camera dei Deputati un’ “INFORMATIVA DEL MINISTRO DELRIO SULL’EMERGENZA NEL CENTRO ITALIA” (alla Camera dei deputati il 31/01/2017) dove in diversi punti ha fatto espressa menzione al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sia come primo corpo che è intervenuto con il SA della GdF a Rigopiano, sia qualificandolo come corpo altamente specializzato. Alleghiamo il testo dell’Informativa, con sentito ringraziamento istituzionale al Ministro e al Governo:
(Intervento del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, onorevoli deputati, credo di dover esprimere innanzitutto un sentimento di commosso cordoglio e di partecipazione al dolore per le 24 vittime dell’hotel Rigopiano, le sei vittime dell’incidente dell’elisoccorso a Campofelice, per le cinque persone che hanno perso la vita a seguito delle vicende legate all’emergenza meteorologica e al terremoto. Desidero anche esprimere – credo anche a nome vostro – la più viva riconoscenza del Governo del Paese a quanti si sono prodigati per salvare vite, e stanno continuando a farlo, per contenere i disagi. Il sistema della protezione civile italiana, composto dai comuni, dalle province, dalle regioni, dai corpi dei vigili del fuoco, dai volontari, dalle protezioni civili regionali, questo sistema complesso, è un sistema che tutto il mondo ci invidia, essendo un sistema radicato ed efficace.
La situazione di emergenza nel centro Italia è stata caratterizzata da una concatenazione di fenomeni naturali senza precedenti: una nevicata di dimensioni che non si registravano da alcuni decenni e una terribile coincidenza con numerose scosse di terremoto. Una situazione di questo tipo, come ha già evidenziato il Presidente Gentiloni nel suo intervento al Senato, non si ricorda davvero a memoria d’uomo. Il primo avviso di condizioni meteorologiche avverse, diramato dalla Protezione Civile, risale a domenica 15 gennaio. Per rafforzare le consuete procedure di allertamento e di monitoraggio in tempo reale degli eventi sulle quattro regioni colpite dal sisma, il Dipartimento di protezione civile ha attivato, sin dal giorno 15, punti di situazione periodici con la Dicomac – istituita a Rieti ed operativa già dal 28 agosto –, il centro operativo nazionale dei vigili del fuoco, il centro nazionale di viabilità Italia, del Ministero dell’interno, le sale operative di Ferrovie dello Stato, di Enel, le strutture di Protezione civile delle regioni Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo.
La nevicata è stata di un’intensità eccezionale, in particolare tra il 16 e il 19 gennaio. La stazione nivometrica di Campotosto, la sera del 15 gennaio, registrava 30 centimetri di neve, la sera del 18 ne registrava 239, quindi oltre due metri di neve si erano accumulati in quel lasso di tempo. Nell’area di Farindola, il comune in cui era situato l’hotel Rigopiano, oltre due metri di neve si sono accumulati in 72 ore. Queste precipitazioni eccezionali hanno provocato conseguenze molto gravi sul sistema della viabilità e sulla rete elettrica. In aggiunta, come è noto, mercoledì 18 gennaio si sono registrate quattro scosse rilevanti: la prima alle ore 10,25, di magnitudo 5.1, la seconda alle 11,14, di 5.5 (la più forte), la terza alle 11,25, di 5.4, e la quarta alle 14,33, di 5.0. Alcune ore dopo, una slavina di enormi proporzioni, a oltre 100 chilometri all’ora, si è abbattuta sull’hotel Rigopiano. La concomitanza di fenomeni così impattanti ha reso complicatissimi gli interventi di emergenza, e la situazione più complessa è risultata senza dubbio quella dell’hotel Rigopiano. Date le difficili condizioni, i soccorsi sono mossi in convoglio composto da squadre speciali della Guardia di finanza, dei vigili del fuoco, del soccorso alpino dei Carabinieri, della Polizia di Stato e il 118 con l’ausilio di una turbina dell’ANAS per aprire la strada.
A causa delle abbondanti nevicate e del rischio di ulteriori slavine, i soccorritori, alle ore 1,30 di mattina di giovedì 18 gennaio, hanno quindi inviato in avanscopertaPag. 10una squadra di 22 operatori del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico e del soccorso alpino della Guardia di finanza, che con gli sci sono riusciti a raggiungere l’hotel alle ore 4,30 di mattina. Nei giorni seguenti hanno lavorato nell’area duecento persone, con sonde a vapore e telecamere di ultima generazione, oltre che con gli strumenti più avanzati di localizzazione dei cellulari a disposizione delle forze speciali della Guardia di finanza.
Nelle giornate del 20 e del 21 gennaio, gli sforzi delle squadre hanno consentito di portare in salvo nove persone – quattro bambini, tre donne e due uomini –, a cui si aggiungono le due persone tratte in salvo all’esterno della struttura. L’attività di ricerca e soccorso presso l’hotel si è conclusa il 27 gennaio e il 29 l’area è stata lasciata dai soccorritori e perimetrata per la successiva attività dell’Autorità giudiziaria.
Con riferimento al complesso dell’area interessata dagli eventi, sottolineo che, di fronte a questa concatenazione di eventi di così rara frequenza, il dispiegamento di forze coordinate della Protezione civile è stato molto rilevante. Considerata l’impossibilità delle regioni coinvolte di gestire autonomamente eventi di tali proporzioni, si è rafforzata ulteriormente la presenza delle strutture operative e il concorso del volontariato e delle colonne mobili da tutte le altre regioni.
Pertanto, a meno di dodici ore dai nuovi eventi sismici, il numero delle forze in campo, già cospicue al 17 gennaio, quando erano pari a oltre 4 mila unità, ha sfiorato le 7 mila unità, per poi arrivare ad oltre 8 mila nei giorni successivi; al 25 gennaio, erano impegnati circa 11 mila uomini. A questo si aggiunge tutto il personale delle amministrazioni, già in forza sul territorio, e delle associazioni di volontariato regionale e locale.
È stato svolto un lavoro eccezionale, innanzitutto per cercare di raggiungere le frazioni isolate a causa del terremoto e della situazione di crisi determinatasi nella viabilità e, quindi, per soccorrere persone in difficoltà e risolvere i problemi alla rete elettrica. Le abbondanti nevicate, che hanno comportato l’isolamento di numerosissime frazioni in tutto il territorio abruzzese, con le criticità maggiori su Teramo e Pescara e nelle province di Ascoli Piceno e Macerata, hanno infatti reso estremamente complicate le operazioni di ricerca e soccorso, che sono state effettuate sia via terra, sia via aerea, non appena le condizioni meteorologiche lo hanno consentito, sfruttando le brevi finestre temporali concesse dal maltempo.
Segnalazioni e richieste di supporto e intervento di strutture del Servizio nazionale della Protezione civile sono pervenute da oltre 200 comuni delle quattro regioni. L’attività aerea è stata essenziale a supporto dell’operazione via terra, sia nella fase di ricerca e soccorso, sia per l’assistenza della popolazione isolata in frazioni non raggiungibili via terra, con evacuazioni o consegna di viveri, carburante e medicinali a quanti non hanno voluto abbandonare il territorio, sia negli ultimi giorni per la distribuzione di foraggio per gli animali.
Sul territorio di Umbria e Lazio, i disagi fortunatamente sono stati limitati ad alcune frazioni isolate a causa delle abbondanti nevicate, ma non sono stati segnalati problemi alla rete elettrica e ciò ha consentito una gestione più agevole delle operazioni.
Durante l’intera fase dell’emergenza, mentre si portava soccorso e si prestava assistenza alla popolazione colpita, contestualmente si effettuavano sopralluoghi tecnici per valutare il rischio residuo di natura idrogeologica e valanghiva, per verificare le infrastrutture stradali e le infrastrutture idriche, le dighe, per riparare i guasti agli impianti e alle reti di erogazione dei servizi essenziali, così da poterne ripristinare l’erogazione.
Anche in questo caso sono risultati essenziali, quando hanno potuto operare, i mezzi aerei, vista la notevole compromissione della rete stradale. Le missioni aeree, effettuate a seguito degli eventi sismici e dell’emergenza maltempo, sono state 390 e sono stati utilizzati sino a un massimo di 29 elicotteri, messi a disposizione dallePag. 11strutture operative. A tali missioni si è sommato il notevole contributo aereo del servizio 118. L’attività aerea è stata effettuata con sistemi di pilotaggio remoto (droni), con circa 85 voli per ricognizione e verifiche in aree inaccessibili.
La peculiarità di alcune situazioni di soccorso estremamente complesse ha poi richiesto la presenza contemporanea e del raccordo delle attività tra diverse specializzazioni appartenenti a Corpi e strutture differenti, come il Corpo nazionale del Soccorso alpino, reparti speciali della Polizia di Stato, la Guardia di finanza.
Quanto alla prima assistenza, la dimensione tragica della valanga e quella eccezionale della nevicata non possono far dimenticare l’emergenza sentita dalle popolazioni, in particolare sul tema del terremoto e della stabilità degli edifici. Le persone in assistenza nei centri coordinati dalla Protezione civile erano circa 10 mila il 17 gennaio e sono diventate 15 mila il 24 di gennaio.
Per quanto riguarda il ripristino della viabilità, lo sforzo ha visto impegnate 146 tra turbine e frese e 250 mezzi antineve specifici, e ha consentito di riportare la situazione, nel corso dei giorni seguenti all’apice della crisi, a una parvenza di normalità. Dal 23 gennaio le principali direttrici di viabilità sono percorribili, ad eccezione della statale n. 80, la cosiddetta Statale del Gran Sasso, che collega Teramo a L’Aquila, rimasta interdetta con ordinanza delle Prefetture di Teramo e L’Aquila per pericolo slavine e per una grossa valanga, che ha interessato la sede stradale, come in altre sedi stradali, con alberi e detriti.
Sono in corso attività di valutazione del rischio residuo, propedeutiche all’attività di bonifica e messa in sicurezza, che stanno iniziando in queste ore.
Il lavoro straordinario messo in atto negli ultimi giorni ha consentito, anche sulla rete stradale delle province interessate, il ripristino dei collegamenti con tutti i centri urbani e con le principali frazioni. Rimangono alcune interruzioni alla circolazione in diverse criticità, che interessano in particolar modo le aree al confine tra le province di Teramo, L’Aquila e Ascoli Piceno. Sono in corso ulteriori attività di miglioramento della viabilità, propedeutiche al ripristino della circolazione anche su alcuni agglomerati abitativi e attività agricole ancora irraggiungibili.
Le attività della Struttura tecnica di ANAS per il coordinamento degli interventi di messa in sicurezza e di ripristino della viabilità hanno permesso anche la finalizzazione del primo stralcio del programma di ripristino e messa in sicurezza della rete stradale, contenente gli interventi realizzabili con tempistiche e finalità coerenti con la gestione emergenziale.
Abbiamo cercato di fare, cioè, un piano integrato per migliorare l’accessibilità dell’area. Il 26 gennaio questo Piano è stato presentato alle quattro regioni interessate, che ne hanno condiviso la metodologia di lavoro, i criteri di priorità e sono stati illustrati gli elementi principali di questo Piano integrato di miglioramento dell’accessibilità.
Per quanto riguarda le disalimentazioni dell’energia elettrica, le copiose nevicate hanno, oltre ai danni sulla rete di alta tensione, danneggiato 210 linee di distribuzione, per un totale di circa 3 mila chilometri di linee, a causa della formazione di manicotti di ghiaccio e della caduta di alberi. A ciò si sono aggiunte le difficoltà estreme nel raggiungere i siti dove sono posizionate le cabine elettriche. Nel momento di picco di questa crisi, cioè mercoledì 18 gennaio, le utenze non allacciate hanno raggiunto la cifra considerevole di 177 mila, che descrive la dimensione della crisi medesima. Dalle prime ore della mattinata del 25 gennaio, per l’ENEL l’emergenza può considerarsi praticamente conclusa. Le operazioni continueranno, tuttavia, nelle prossime settimane, per assicurare il ritorno alla piena operatività dei tratti di rete danneggiati.
La forte nevicata, come ho già detto, ha provocato danni anche su alcune linee elettriche nelle province di Teramo, Macerata e Ascoli Piceno, che hanno comportato la mancata alimentazione delle cabine primarie sulla rete di distribuzionePag. 12elettrica. Nel pomeriggio del 22 gennaio le criticità si erano risolte grazie al lavoro di 200 tecnici.
In tutti questi interventi, in cui abbiamo cimentato il sistema della Protezione civile, l’ENEL, eccetera, ovviamente saranno sicuramente state eseguite in maniera non perfetta alcune operazioni, e alcuni disagi, probabilmente, potevano essere evitati, e questo è il lavoro che, mentre lodiamo il sacrificio di questi uomini e queste donne che sono stati giorni e giorni al freddo e al gelo, ci impegniamo anche a cercare insieme di analizzare i momenti in cui questa macchina importante ed efficiente, la Protezione civile, poteva e potrà essere maggiormente efficientata.
Un ulteriore fronte ha riguardato la verifica della situazione della tenuta delle dighe: vi sono quaranta dighe nell’area interessata dal sisma, che vengono monitorate di prassi con un lavoro coordinato dal mio Ministero e dalla Protezione civile ogni volta che si verifica una scossa al di sopra della magnitudo 4, e che, quindi, sono state ripetutamente monitorate nel corso degli ultimi mesi.
Ho convocato un incontro con i presidenti delle regioni, i concessionari delle dighe, la Protezione civile e il vicepresidente della Commissione Grandi Rischi per fare il punto sulla situazione, in particolare intorno agli impianti del bacino di Campotosto, per valutare gli interventi di prevenzione, da un lato, e per valutare gli interventi di controllo, dall’altro. È emerso che, dai controlli e dalle verifiche effettuate dall’ENEL sulle dighe interessate, non risultano anomalie rilevanti, ma si è, comunque, concordato di continuare sullo stesso percorso, mantenendo alta l’attenzione.
La Direzione generale delle dighe si è impegnata a procedere subito all’aggiornamento di tutti i documenti di Protezione civile, che pure sono validi, delle tre dighe e a promuovere ulteriori approfondimenti tecnico-scientifici, mentre la regione Abruzzo si è impegnata ad avviare tempestivamente le attività per la predisposizione del piano di emergenza della diga di Rio Fucino, assumendo una funzione di coordinamento, di intesa con la prefettura di L’Aquila e di Teramo; ho sollecitato, anche qui, la prosecuzione del monitoraggio e la condivisione delle informazioni.
Come è noto, dal 22 gennaio, pur non essendoci motivazioni tecniche e nessuna criticità, l’ENEL ha comunque ritenuto in via altamente prudenziale di procedere ad una riduzione del livello d’invaso del serbatoio, che il 23 gennaio era pari a un volume del 40 per cento del massimo invasabile. Come sapete, nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio, è stato esteso lo stato di emergenza e deliberato un primo stanziamento e nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto appunto per cercare di affrontare in maniera sempre più efficace questo tipo di emergenze, che pure hanno caratteristiche di straordinaria eccezionalità, ma che devono trovarci non sazi, non appagati, ma sempre in continua necessità di miglioramento per il dolore e per la fatica che stanno sopportando le nostre popolazioni colpite (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Civici e Innovatori e Democrazia Solidale-Centro Democratico).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, tutto il gruppo del Partito Democratico si unisce alle sue parole di cordoglio per le vittime di questa nuova emergenza, della tragedia dell’hotel Rigopiano e dell’incidente dell’elisoccorso. Un’altra prova durissima per le popolazioni del centro Italia, colpite da una serie di eventi eccezionali che mettono a dura prova la straordinaria capacità di reazione, che pure stanno continuando a dimostrare quelle comunità. Le nuove scosse del 18 gennaio, sommate alle nevicate di enorme intensità che hanno colpito in particolare l’Abruzzo e le Marche, siPag. 13sono abbattute su un contesto già sottoposto a una fortissima pressione. La complessità della nuova emergenza ha richiesto uno sforzo straordinario al sistema dei soccorsi che, ancora una volta, ha dato prova di grande efficienza e professionalità. Si sono mobilitati in tempi rapidi migliaia di donne e uomini del sistema di Protezione civile, strutture operative e colonne mobili regionali, Vigili del fuoco, Esercito, Forze di polizia, soccorso alpino, organizzazioni di volontariato, oltre al personale delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli. Più di 15 mila persone sono state assistite nei centri coordinati dalla Protezione civile. Un impegno che prosegue senza sosta dal 24 agosto del 2016, 161 giorni e notti di lavoro interrotto. Vorrei che tutti ne avessimo la consapevolezza mentre discutiamo in quest’Aula, per rispetto a coloro che in questi mesi hanno dimostrato nei fatti, non a parole, e talvolta mettendo a rischio la propria vita, cosa significa essere servitori dello Stato e dunque della collettività dei cittadini. Ecco perché ci uniamo, signor Ministro, alle sue parole di apprezzamento e di riconoscenza ed orgoglio per un sistema di protezione civile che è patrimonio dell’intera nazione. Occorre essere netti: è giusto e doveroso fare chiarezza, indagare le cause di ritardi ed omissioni, se ci sono state, ed individuare eventuali responsabilità. A livello parlamentare lo stiamo facendo e chiediamo al Governo di fare altrettanto per ricostruire quello che non è andato e correggere, nel caso, errori e mancanze. Ci affidiamo alla magistratura per quel che le compete e riconosciamo un ruolo importante anche ai mezzi di informazione, ma confidiamo che ciascuno faccia la propria parte con la massima coscienza, senza ricercare sensazionalismi o ribalte per il rispetto delle persone colpite dalla tragedia e per quanti hanno compiuto il proprio dovere in condizioni estreme.
In questi giorni abbiamo visto due facce opposte della nostra Italia, uomini e donne delle istituzioni, amministrazioni e volontari impegnati senza riserve per affrontare l’emergenza; nello stesso tempo, sciacalli da studio televisivo o da tastiera, esperti improvvisati, impegnati con la stessa intensità a seminare rabbia e sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo visto riaffiorare protagonisti di pagine oscure, ma gli italiani non dimenticano le risate al telefono nelle ore terribili del terremoto de L’Aquila, gli scandali di opacità e corruzione dei grandi eventi. Noi, ora come allora, sappiamo da che parte stare. Il nostro dovere di legislatori è quello di produrre norme efficaci, applicabili, capaci di dare risposte rapide e utili. Il Parlamento, il Governo Renzi, il Governo Gentiloni hanno lavorato in questa direzione fin dall’inizio, confrontandosi con le regioni, le amministrazioni locali, grazie al lavoro del Capo Dipartimento Curcio e del commissario Errani. Potevamo fare di più e meglio ? Si può sempre fare di più, ma non è nemmeno con la migliore delle leggi che possiamo illuderci di ottenere quello che più ci serve in questo momento per affrontare la sfida enorme che abbiamo davanti: ricostruire il senso di comunità, sentirsi impegnati in un progetto condiviso, assumere ciascuno le proprie responsabilità, non temere i controlli, che, però, a loro volta non devono paralizzare, ma aiutare a fare scelte più ponderate ed efficaci.
La capacità di ascoltare e farsi carico concretamente dei bisogni delle persone è cosa totalmente diversa dallo speculare cinicamente sulle preoccupazioni di chi vive in situazioni di difficoltà. Questa non è una cosa che possiamo sancire per legge, ma da qui non si sfugge e da qui il Paese e i cittadini che ora vivono nel disagio misureranno la serietà dei loro rappresentanti nelle istituzioni e nella politica.
La scorsa settimana il Governo ha esteso lo stato di emergenza e sta lavorando a un nuovo decreto per rafforzare alcune delle misure già previste nei precedenti provvedimenti. Noi non abbiamo dubbi sulle risorse, sono stati i nostri Governi a istituire il Fondo per le emergenze nazionali per fronteggiare nell’immediato le prime necessità, è stata la legge di stabilità dello scorso anno a introdurre per la prima volta il ristoro dei danni daPag. 14calamità subiti da cittadini e imprese. Nell’ultima legge di bilancio ci sono 7 miliardi per la ricostruzione e l’impegno finanziario anche per far fronte ai nuovi danni non verrà meno.
Non ci sarà vincolo di bilancio che tenga, nemmeno a livello europeo, perché la sicurezza dei cittadini europei, umbri, marchigiani, abruzzesi e laziali viene prima di tutto.
Chiediamo al Governo di curare alcune priorità: massimo impegno per supportare le strutture tecniche e amministrative nei territori colpiti, sottoposte ad un enorme carico di lavoro, di peso e complessità, procedure per velocizzare l’avvio della fase della ricostruzione, chiarire meglio le procedure da mettere in atto nell’emergenza, se necessario, perché non si possono contrapporre le esigenze di tempestività e quelle di trasparenza, potenziare le misure a sostegno della ripresa economica nelle aree terremotate e occuparci di ricostruzione imparando da quel che è accaduto, agendo di conseguenza, dare sostanza e forza al Piano Casa Italia sulla prevenzione e la manutenzione del territorio, delle reti e dei servizi essenziali per i cittadini e riprendere con forza il lavoro di previsione, monitoraggio dei rischi e prevenzione, anche approvando in tempi rapidi la legge di riordino della Protezione civile.
Su tutti questi fronti, signora Presidente, non mancherà l’impegno del Partito Democratico nel sostenere l’azione del Governo e delle altre istituzioni e alle comunità colpite dal terremoto non faremo mancare la nostra vicinanza e il nostro sostegno operoso e concreto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Civici e Innovatori).