Otto giorni di lavoro sotto l’acqua per cani e conduttori delle UC del Soccorso Alpino. Decine di chilometri nelle zampe e nelle gambe dei conduttori. Ma i risultati sono stati raggiunti. Introdotti i COR nell’addestramento, sotto gli occhi del Dipartimento di Protezione Civile. Esami superati per molti binomi
Otto giorni di lavoro. 43 unità cinofile da tutt’Italia. La presenza , importante, del Dipartimento di Protezione Civile. Gli istruttori nazionali a seguire dai cuccioli ai “titolati” cani delle classi avanzate. A Livigno dal 4 all’11 giugno si sono ritrovati i cinofili del Soccorso Alpino, per un periodo di addestramento e verifiche tecniche. Lo scenario è quello dell’alta Lombardia, fatto di boschi, prati e – più in alto – la roccia compatta tipica di queste zone. Un ambiente particolarmente indicato per l’addestramento cinofilo, dove il giusto grado d’isolamento e i grandi spazi permettono simulazioni e training molto realistici. Il meteo è stato difficile, con piogge e temporali. Ma il lavoro è proseguito senza interruzioni, scandito da esercitazioni di ricerca di persone disperse, lezioni in aula e momenti tecnici di confronto per studiare approcci sempre più innovativi – e a volte tecnologici – nel difficile mondo dei “dispersi in ambiente impervio o montano”.
Il lavoro
“Abbiamo lavorato duro, introducendo alcune novità”, racconta Fabrizio Cuneaz, eletto da poco Direttore Nazionale Unità Cinofile del CNSAS. “A Livigno sono arrivati cani e conduttori da tutt’Italia, molti dal centrosud. Abbiamo lavorato per classi: i 3 puppy – i cuccioli – hanno iniziato un percorso di avvicinamento ai primi esercizi più seri, dove il gioco con il conduttore resta comunque la parte principale. La Classe A, il primo step di addestramento, ha lavorato in tutti questi giorni su esercizi più intensi, diversi ogni giorno, basati già su dinamiche di ricerca di persone scomparse in ambiente ostile. Questi cani erano 20, con un ottimo livello generale e ottime doti per passare in classe B, esame che molti cani hanno sostenuto alla fine di questa lunga settimana. Per la classe B invece il programma è stato severo e “allenante”. Dal punto di vista della tecnica, sotto gli occhi dei numerosi istruttori nazionali presenti, e anche dal punto di vista delle preparazione atletica”.
Gli istruttori nazionali cinofili del CNSAS sono 23, tutti polivalenti: possono insegnare le tecniche di ricerca in valanga, in superficie e anche su macerie. Discorso a parte – non erano presenti a Livigno – meritano i cani molecolari, che hanno tipologie di addestramento molto diverse.
Presenti a gran parte delle prove gli istruttori nazionali della SNATE, l’organo formativo nazionale dei tecnici del CNSAS, che hanno osservato, giudicato e migliorato la capacità di movimentazione dei cani e dei conduttori del Soccorso Alpino. Affrontare una ferrata con il proprio cane, salire delle corde fisse, calarsi su salti di roccia? Fatto tutto questo, prove superate per tutti i binomi.
Presenti anche i referenti della SNADOS guidata da Corrado Camerini, la Scuola Nazionale Direttori Operazioni di Soccorso, l’ente che sovrintende la formazione dei dirigenti e quadri del CNSAS. Molte delle linee guida nelle operazioni di ricerca – dai rapporti istituzionali alle fasi operative – sono frutto del loro lavoro.
Tecnologia al servizio dei cinofili
Il lavoro a Livigno è stato affiancato – ed è la prima volta che accade – da due COR (Coordinatori delle Operazioni di Ricerca). Sono le figure tecniche specializzate in tecnologie satellitari e cartografia: hanno loro in mano l’organizzazione della ricerca delle persone scomparse, lavorano al computer con particolari programmi per una visione 3D del territorio. Dividono le aree di ricerca sulla base del numero di tecnici, della tipologia di terreno, della facilità di accesso e molti altri parametri.
Hanno affiancato e studiato da vicino le unità cinofile, posizionando su operatori e cani i GPS, per raccogliere dati preziosi. Il lavoro è stato utile per le UC, che hanno affiancato le capacità naturali dei cani a tecnologie all’avanguardia che permettono un controllo tattico avanzato del territorio di ricerca. Ma anche i COR, in queste lunghe giornate di lavoro, hanno osservato per lunghe ore le operazioni dei cinofili, trovando riscontri e analizzando una mole enorme di dati satellitari e cartografici, per migliorare quel continuo lavoro di ricerca e messa a punto necessario nelle operazioni di ricerca in montagna e ambiente ostile.
Esami e verifiche
Il percorso delle unità cinofile del CNSAS è lungo e articolato. Il conduttore è aiutato dalla Scuola Nazionale nella scelta del cucciolo più adatto – un mix di tempra, temperamento e voglia di giocare (lavorare) – e poi ogni anno ci sono esami e certificazioni sempre più complesse. A Livigno alcuni cani sono entrati a tutti gli effetti in classe “A”, ottenendo la prima certificazione operativa. “Il livello tecnico di arrivo di questa classe è molto più alto rispetto agli anni scorsi e questo ci permette di lavorare con omogeneità”, hanno confermato gli istruttori. Altri più esperti sono avanzati in classe “B”. Tutti gli esami sono stati effettuati in più riprese: prove tecniche sul campo per i cani, prove di movimentazione per i conduttori e anche una parte teorica in aula con domande e quiz.
Il Dipartimento di Protezione Civile
Mauro Ceccaroni, funzionario del Dipartimento di Protezione Civile, è stato uno degli esaminatori durante la prova teorica sostenuta sabato mattina dai conduttori. Il DPC da anni collabora attivamente al processo di formazione delle unità cinofile del Soccorso Alpino, che oggi rappresentano un’eccellenza a livello nazionale e internazionale, e fanno da guida anche per diffondere le conoscenze e le sperimentazioni a un livello più ampio, coinvolgendo alcune realtà selezionate di Protezione Civile. Il dott. Ceccaroni ha partecipato attivamente alle esercitazioni e alle prove, seguendo da vicino il lavoro dei cinofili del CNSAS.
La storia. Ioda, Francesco e Paolo
Mettete due umani, un cucciolo di pastore australiano, mescolateli con passione, competenza e una gran voglia di fare. Ne tirerete fuori una giovane unità cinofila del CNSAS. Francesco Perrone è un ragazzo di 30 anni del Lazio. Studia giurisprudenza, ha la montagna nel sangue. La scorsa estate, unica vacanza concessa è stata scalare Half Dome, nello Yosemite, una delle più popolari sfide di alpinismo estremo al mondo.
Giorni e giorni in parete. Ma un anno fa arriva anche Ioda, il suo pastore australiano, con cui Francesco ha iniziato a lavorare duramente per trasformarlo in un cinofilo del CNSAS. Sotto gli occhi di Paolo Panini, istruttore nazionale e veterinario. E’ così che funziona nel Soccorso Alpino, ogni unità cinofila ha un suo referente come istruttore. Ioda, Francesco e Paolo hanno lavorato assieme per tanti mesi: conquistato l’accesso nella classe puppy, a pochi mesi. Poi arriva a gennaio la certificazione “A” per gli interventi in valanga. A Livigno Ioda e Francesco superano di un balzo anche la classe “A” per la ricerca in superficie e ottengono l’abilitazione nelle operazioni di ricerca delle persone disperse.
Quanto impegno c’è voluto? Non lo sa nessuno, perché i giorni di addestramento ogni settimana, le trasferte, gli impegni quotidiani per mantenere in forma un cane come Ioda, i sacrifici e la fatica – per questi formidabili binomi – non contano. Quello che veramente serve è essere pronti quando arriva la chiamata del 118 e con l’elicottero, a piedi, di giorno e di notte si parte per portare aiuto. Che in fondo è l’unico, semplice obiettivo di tutti gli uomini del Soccorso Alpino.
Per maggiori informazioni sulle giornate di Livigno consultate il prossimo numero della Rivista (Luglio 2016) nella sezione “Pubblicazioni”
Ufficio Stampa Nazionale CNSAS
Foto Credit: Alessio Fabbricatore