Quattro ore sotto la valanga. L’intervista all’unità cinofila che ha trovato ancora in vita lo scialpinista

E’ sopravvissuto quattro ore sotto una valanga, salvato in extremis dal Soccorso Alpino non appena la moglie, preoccupata per il mancato rientro del compagno, ha dato l’allarme. Questa storia straordinaria arriva dal Piemonte dove, grazie ad un importante lavoro di equipe, è stato possibile qualche giorno fa il salvataggio di uno sci alpinista dopo il tempo record di quattro ore passato sotto la neve. L’uomo è riuscito a sopravvivere grazie ad una sacca d’aria creatasi attorno alla testa, sotto la neve, ma comunque una volta estratto aveva una temperatura corporea sotto i 28 gradi centigradi: ancora poco tempo e le funzioni vitali sarebbero state compromesse irrimediabilmente.

L’incidente è avvenuto sulle pendici del Monte Viridio (2498 m) in Val Grana (CN). Ad essere travolto è stato un uomo di 49 anni, residente in provincia di Cuneo.

Fra i protagonisti dell’intervento c’è sicuramente l’unità cinofila del Soccorso Alpino formata dal conduttore Sebastiano Faraudo con il cane Zen, un Pastore Belga Malinois di tre anni. Sono stati loro a dirigersi con sicurezza verso il punto della valanga dov’era sepolto lo sci alpinista. E proprio Zen ha iniziato con foga a scavare esattamente sopra il volto dell’uomo: la lotta contro il tempo è stata vinta, l’uomo è arrivato in ospedale senza aver riportato gravi danni e dopo qualche giorno di osservazione è stato dimesso.  Un caso forse unico, ma la professionalità degli uomini del Soccorso Alpino e Speleologico ha avuto un ruolo importante.

 

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Abbiamo voluto conoscere meglio questa “coppia” a sei zampe, intervistando Sebastiano e chiedendogli di raccontarci qualcosa di più su quest’intervento e sul suo cane Zen. 

 

  • Come è nato quest’intervento in valanga?

Alle 16:15 è squillato presso la base di elisoccorso di Levaldigi (CN) l’allarme per un mancato rientro di uno scialpinista uscito per una gita in solitaria. La chiamata è arrivata dalla moglie che preoccupata per il ritardo nel rientro a casa si è recata nel luogo della presupposta escursione dove ha ritrovato l’auto. Immediatamente l’equipe di elisoccorso è decollata verso il luogo indicato ma viste le condizioni di innevamento di quei giorni erano presenti molti distacchi naturali nella zona ed è stata complessa l’individuazione della valanga oggetto dell’incidente riconosciuta grazie alla presenza di alcuni reperti emersi (sci).

  • Come avete affrontato la valanga (cane e conduttore)?
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Zen sulla valanga terminato l’intervento

Una volta individuata la valanga grazie agli sci emersi abbiamo deciso di sbarcare l’equipe presso lo sci più a valle per mezzo di una verricellata ed una volta terminato il flusso prodotto dall’elicottero ho inviato il cane in ricerca ed indossando gli sci la mia attenzione era rivolta soprattutto all’accumulo finale del distacco dove pensavo fosse trascinato lo scialpinista vista la dislocazione dei reperti.

  • Quali sono state le reazioni del cane? Una volta individuato il sepolto come avete proceduto?

Il cane una volta inviato in ricerca ha subito fatto una diagonale verso valle per poi continuare a scendere mentre io ed il T.E. scendevamo lungo il pendio ed agganciavamo il segnale A.R.T.V.A. a circa 50 metri, alzando gli occhi dall’apparecchio mi accorgo che il cane svolta sul lato destro della valanga si ferma in un punto ed inizia a scavare deciso. A quel punto mi dirigo subito verso di lui ed avvicinandomi ho la conferma dell’A.R.T.V.A. che mi stavo avvicinando al travolto. Zen continuava a scavare ed arrivo poco sotto di lui dove mi portava il finale A.R.T.V.A. e nel punto massimo del box pianto un braccio nella neve e trovo uno scarpone. A circa 60 cm più a sinistra di me Zen apre una buca nella neve e scorgo il viso dell’uomo che il cane inizia a leccare scodinzolante. Da lì in avanti è stata una unica emozione per tutti noi! Abbiamo subito capito che incredibilmente nonostante il tempo di seppellimento (circa 4 ore) l’uomo era vivo e l’equipe ha lavorato all’unisono per il veloce disseppellimento ed il cane è stato allontanato. Il paziente è stato imbarellato e medico ed infermiere si sono subito prestati alle prime cure per stabilizzarlo in quanto gravemente ipotermico mentre l’elicottero ha provveduto al loro recupero ed al traporto in ospedale io ed il T.E. abbiamo effettuato una bonifica dell’area per escludere altri travolti. Ho sentito per tutto l’intervento una squadra davvero in simbiosi volta a soccorrere lo scialpinista al meglio.

  • Che addestramento avete fatto in questi anni passati insieme?

In questi 3 anni e 4 mesi di avventura con Zen ho seguito tutti gli step formativi previsti dalla Scuola Nazionale conseguendo il brevetto operativo sia in superficie che in valanga oltre a seguire gli istruttori Nazionali presenti nella mia Regione negli addestramenti locali e facendo i compiti a casa che mi assegnavano di volta in volta per correggerci e migliorarci sempre.

  • Cos’è la cinofilia per te?

E’ un modo affascinante dove non si smette mai di imparare. Sono attratto dalla capacità che ha il cane di risolvere esercizi e problematiche proposte sempre diverse e dall’affrontarli sempre nello spirito del gioco. Ho ancora tanto da imparare prima di poter imparare a parlare il “canino” ma mi sto impegnando al meglio per raggiungere un buon livello e poter essere utile come risorsa all’interno del soccorso alpino in caso di intervento.

  • Cosa possono dare oggi i cani alle operazioni di soccorso in montagna?

Sicuramente possono essere una valida risorsa in tutti i campi in cui sono impiegati senza con ciò rappresentare un “deus ex machina”. In valanga, specie nel caso in cui il travolto fosse sprovvisto di A.R.T.V.A.,

Zen, unità cinofila del CNSAS

Zen, unità cinofila del CNSAS

è l’unico modo per poter tentare un ritrovamento in breve tempo. Nella ricerca, sia in superficie che in valanga, anche se a volte possono non effettuare una vera e propria segnalazione, l’attenta lettura dei loro comportamenti può darci delle indicazioni per individuare delle zone primarie. Un altro importante compito delle unità cinofile è quello di escludere, a seguito di una bonifica, che nella zona assegna o nel distacco non siano presenti delle persone disperse dando quindi delle certezze per magari valutare di spostare le squadre in altre zone di ricerca.

I cani molecolari poi possono dare preziose informazioni sulla direzione presa dal disperso quando le ricerche sono a 360 gradi senza magari avere notizie precise oltre a raggiungere loro stessi la persona da soccorrere.